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      .. è troppo tardi: lo schiaffo del mio povero compagno riceve una seconda edizione nella mia povera guancia!... vo a letto bestemmiando, mentre sento nella stanza accanto le risate della birichina.
     
      Mi alzo elle quattro: è un buio d'inferno: per rischiararmi la vista prendo due gouttes, poi vo di corsa alla foreria. I nostri sono già in rango: si aspetta mezz'ora, cominciamo a impazientirsi.... dopo un'ora eccoti l'ordine che partiremo alle dieci. Rinunzio a descrìvere la salva d'imprecazioni con cui viene accolto un tale annunzio! Si va al caffè; trovo un campagnolo che mi si appiccica: va a Belfort, suo fratello fa parte di quella eroica guarnigione che sola in tutta la campagna ha capitolato coll'onore dell'armi; sarà morto, sarà ferito il povero diavolo? Il mio nuovo conoscente non ne sa un'acca, ma spera ed è allegro come uno sposo novello; mi invita ad ogni costo a far colazione con lui; la colazione è sì lauta che le trombe chiamano a raccolta e noi non abbiamo ancora finito di trincare. Esco mezzo in bernecche, mi accodo agli altri; appena arrivato sotto la stazione schizzo in un vagone di prima; cinque minuti dopo mi addormento saporitamente per destarmi a Macon.
     
     
     
      CAPITOLO XXVIII.
     
      Mi perdonino i lettori, se tanto li ho intrattenuti con certi dettagli di minima importanza e forse tali da raffreddar l'interesse di questa mia narrazione, se pure da qualcuno di facile contentatura ci si può ravvisare dell'interesse: oramai avevo buttato giù queste note e non ho potuto resistere al desiderio di pubblicarle: nella vita oziosa, monotona che siamo, purtroppo, costretti a condurre in Italia, le reminiscenze di un tempo che, se non era bellissimo, ci offriva almeno il destro di poter favellare col cuore sulle labbra e dire cogli amici ad alta voce i propositi ardenti che ci bollivano in seno, senza aver paura dei birri e del procuratore del re, parlano una voce così eloquente al mio cuore, che il più piccolo nonnulla di tale epoca, che in tanta degradazione io veggo passarmi davanti agli occhi della fantasia, caramente diletta come una illusione svanita, o come un sogno perduto, m'ispira un'affezione che non saprei abbastanza spiegare, ed egoista come tutti gli uomini che sono sotto l'impressione di un'affetto dimentico gli altri per non deliziar che me stesso.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297

   





Belfort Macon Italia