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      In quel giorno io sono sicuro di rivedervi, io sono sicuro di tornare a divider con voi le lunghe fatiche, i diuturni disagii, forse anche la morte, ne sono sicuro, perchè io vi ho veduti intrepidi difaccia al fuoco dell'inimico, sublimi nei sacrifizii, sempre pari ai principii magnanimi che vi covano in seno. A rivederci adunque, o figli prediletti della libertà, o generosi precursori di quel beato avvenire in cui tutti saremo più che compagni fratelli, in cui non ci saranno le guerre, in cui ogni uomo sarà eguale davanti all'altro uomo. Posando le vostre carabine, tornando alle vostre case, parlate ai fratelli, agli amici le sante parole del vero, dell'eguaglianza, della giustizia: battaglieri in tempo di guerra, siate apostoli in tempo di pace... A rivederci per poco, a rivederci... allorchè tuonerà di nuovo il cannone, allorchè un altro popolo sorga dal fango, dove lo han tenuto i suoi re, ed abbia la forza d'insorgere, nessuno di noi mancherà all'appello glorioso; le file dei soldati della libertà saranno rinforzate dai nuovi campioni, ma io sono sicuro di ritrovarvi al vostro posto, di ristringervi la mano tra il fischiar delle palle è il gemitio dei feriti!.. A rivederci!
      Miquelf ci chiama in fretta e furia, ci da i due mesi di paga e ci ordina di partire il giorno dopo col treno delle quattro e quaranta antimeridiane.
      Decidiamo di non andare a dormire: vo a casa, faccio alla meglio il mio piccolo involto, bacio tutta la famiglia dei miei ospiti, torno dagli amici, che sono au soleil couchaut, trattoria dove si mangia benissimo, e beviamo un'infinità di bottiglie.


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Da Firenze a Digione
Impressioni di un reduce garibaldino
di Ettore Socci
Tipografia sociale Prato
1871 pagine 297