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      Da una parte, il conoscere non può essere senza i due elementi; dunque, il conoscere è risultato. E d'altra parte, gli elementi non possono essere senza il conoscere; dunque, il conoscere è principio. Adunque, il conoscere - non essendo nè semplice risultato nè semplice causa - è insieme risultato e causa. Ma di che? Di se stesso. Esso è il risultato dei suoi elementi; e gli elementi sono l'effetto del conoscere. Adunque, il conoscere è l'effetto del suo effetto, cioè la causa di se stesso: causa sui.
      Eccoci, come pare, ritornati a Cartesio e Spinoza. E pure non è vero, Cartesio dice: Pensare è essere. Qui l'essere è contenuto nel pensare, è l'effetto del pensare; non è tutto il pensare, tutta la realtà del pensare, l'adequatezza del pensare, ma meno di quel che è il pensare; è, insomma, il pensare come ens diminutum. È un semplice giudizio, un giudizio immediato. - Il pensiero è, dunque, qui causa di un altro, più che di se stesso, cioè di se stesso come altro, e non come se stesso. Kant, al contrario, vuol dire: Pensare (conoscere) è essere (senso, intuizione); essere è pensare (concetto); adunque, pensare è pensare.
      Pensare è essereEssere è pensare
      Pensare è pensare.
      Conoscere è conoscere. Qui non abbiamo più un giudizio, ma un sillogismo.
      Questo è il nuovo Cogito ergo sum, la nuova unità. Non è una unità vuota, A = A, pensare è pensare, come pare considerando solo l'ultimo giudizio. È una unità piena, concreta, perchè è il risultato di due mediazioni; il pensare (il risultato) a cui si ritorna, è l'attualità assoluta del pensare da cui si comincia.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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