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      Quindi ora la parola ci č, come la riflessione, perchč siamo imperfetti: ora ci č, perchč lo spirito č in sč la stessa perfezione; perchč l'Idea stessa (e quindi lo spirito) č in sč parola.
      5. Il sovrintelligibile ora č un termine fisso, assolutamente insuperabile, dello spirito; ora no, ma diminuisce continuamente; e perciņ in sč non č niente. E cosģ il soprannaturale. E nello stesso modo la rivelazione ora pone qualcosa di esterno allo spirito, ora č l'intimitą stessa dello spirito. Ora, insomma, l'intuito č potenzialitą limitata, che non si attua mai perfettamente: quindi doppia imperfezione, di potenza e d'atto. Ora č potenzialitą infinita, e l'oscuro, il sovrintelligibile, non č altro che il conoscere non ancora attuato. Quindi in tutto due indirizzi: cioč, ora eteronomia assoluta dello spirito, ora autonomia assoluta.49
      Gioberti adunque, si dirą, si contradice? Cosģ pare; ma in veritą quel che apparisce come una contradizione č solo un concetto poco chiaro del proprio principio. Il principio č: l'Ente come attivitą creativa e ricreativa; questa duplice attivitą č un'attivitą una ed indivisibile. Quindi - come conseguenza necessaria - l'autonomia dello spirito; l'intuito (il puro conoscere) come compenetrazione di sč, come essenzialmente riflessione; la parola, il sovrannaturale, la rivelazione, come atto della intimitą dello spirito; il sovrintelligibile, evanescente; e la palingenesia, come progresso eterno immanente.
      Il principio, compreso poco chiaramente, vuol dire invece: intuito (cognizione) immediato, e solo dell'oggetto, senza il soggetto, senza la coscienza di sč. Quindi non libertą, non intimitą, non autonomia dello spirito.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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