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      Questa è la contradizione del fichtismo: fissato come fichtismo.
      È assoluto, in quanto è semplice forma del conoscere, Io come forma e essenza dell'Io, come mentalità (Ichheit). È relativo, in quanto è reale conoscere, cioè non semplice mentalità (forma della mente), ma mente, mente reale.
      L'Io, dunque, come autocoscienza, come produttiva autocoscienza, come attività logica, non è veramente assoluto, appunto perchè è assoluto solo come forma. E perchè è assoluto solo come forma, anche come forma non è davvero assoluto. Questa non assolutezza si mostra nella stessa autocoscienza come tale, come forma; giacchè il non-io, sebbene posto dall'Io, è pur sempre limite dell'Io; è limite posto dall'Io, ma sempre limite; deve essere eguale all'Io, ma, al far de' conti, gli rimane sempre opposto: altrimenti l'Io non sarebbe Io.
      Così l'Io di Fichte, non essendo davvero assoluto, non risolve il problema della logica. Questa logica è sempre, come la kantiana, metafisica del fenomeno, non della mente assoluta.
      Fichte, dunque, spiega solo l'esser cosciente, e questa spiegazione è l'autocoscienza. Ma non spiegando la realtà di cui si ha coscienza - la realtà saputa -, non spiega davvero nè anche l'esser cosciente. Anche qui la realtà cosciente è realtà cosciente, solo in quanto ci è la realtà naturale. Se Fichte la spiega come cosciente (e non la spiega davvero), non la spiega di certo come realtà, cioè come realtà cosciente. Fichte, dunque, non spiega il conoscere come reale conoscere.
     
     
      D) SCHELLING.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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