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      Schelling così non è Spinoza, appunto perchè la sua identità è mentalità, non semplice causalità; appunto perchè Schelling è rispetto a Fichte quel che Spinoza è rispetto a Cartesio, e appunto perchè Cartesio differisce da Fichte come causare da creare, come causalità da mentalità.67
      Per intendere il significato di Schelling, consideriamo meglio questa sua posizione rispetto a Fichte.
      2. Fichte dice: perchè il conoscere sia possibile (cioè idealità, conoscere, sapere, Io, Se stesso, non pictura in tabula, non semplice impressione), il non-io deve essere nell'Io, cioè l'Io deve essere Io e non-io: l'Io come Se stesso deve essere se stesso e l'altro. Ciò è solo la mentalità (il creare). Schelling dice: perchè il conoscere sia reale, l'Io deve essere nel non-io, cioè il non-io deve essere non-io e Io.
      In altri termini, Fichte dice: conoscere è autocoscienza.
      Schelling dice: perchè il conoscere sia reale, la realtà deve essere conoscibile. E perchè la realtà sia conoscibile, deve essere in sè il conoscere (Io).
      Dunque, realtà cosciente è = conoscere, autocoscienza, mentalità. Realtà in generale è = conoscibilità, in sè conoscere, in sè mentalità. Quindi identità come Io (Ragione, mentalità).
      Pare, che la seconda proposizione di Schelling, da cui risulta la identità, sia una semplice esigenza per la realtà del conoscere, dicendo: perchè il conoscere sia reale, il reale deve essere conoscibile. Si può dire qui: "Chi ci assicura che il conoscere deve esser reale? Fichte ha ragione di dire che, se il conoscere non è quel che dice lui (autocoscienza), non è conoscere, ma pictura in tabula.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286

   





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