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      E da capo questo, che ora è il Primo, se è, come ha da essere, provato, non è più esso il Primo, ma quello da cui viene derivato. E così all'infinito.
      Adunque: Primo provato è una contradizione; giacchè se è provato, non è Primo. Dunque, si conchiude, non può essere provato.
      Ma d'altra parte, non può essere ammesso, così ad arbitrio, ammesso perchè ammesso, cioè deve essere provato; altrimenti sarebbe un Primo, ma non il Primo nella scienza.
      Dicendo, dunque, Primo, io nego la prova (la necessità di provare); dicendo Primo nella scienza o Primo scientifico, affermo la prova. Ora il Primo che noi vogliamo non è un semplice Primo, ma appunto il Primo nella scienza. Adunque, il Primo nella scienza - quello che noi vogliamo - è una contradizione. In altri termini, provato vuol dire derivato, mediato; Primo vuol dire non derivato, non mediato, cioè immediato. Adunque, Primo scientifico vuol dire immediato mediato. Questa è la contradizione.
      Ma, se riflettiamo bene, ci avvediamo che la nostra difficoltà, la quale si mostra come una contradizione, dipende da un presupposto. Noi abbiamo detto di non dover presupporre niente, e pure abbiamo presupposto una cosa, cioè il concetto della prova o della mediazione, e quindi il concetto della relazione tra i due termini di essa, l'immediato e il mediato, il Primo e il Secondo. Ora il concetto d'una cosa in quanto presupposto non è un vero concetto (vero sapere, scienza), ma semplice rappresentazione, o opinione. Noi, infatti, abbiamo detto: provare è derivare, mediare: il Primo, dunque, non può essere provato, perchè se fosse provato, sarebbe mediato, e quindi non sarebbe Primo, cioè immediato; o l'uno o l'altro; mediato e immediato insieme non può essere.


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La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
di Bertrando Spaventa
Editore Laterza Bari
1908 pagine 286