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      Io era mortificato d'avere perduta quella mano; e il modo ond'io l'aveva perduta non recava né olio né vino su la ferita: né mai da che vivo ho sí miseramente provato la confusione d'una sguajata inferiorità.
      Ma in un vero cuor femminile il trionfo di queste sconfitte è brevissimo; ed ella assai prima d'un mezzo minuto aveva, come per finire il discorso, posata già la sua mano sulla balzana del mio abito: cosí che - ma io non so come sappialo Dio! - riacquistai la mia posizione. Ella non avea piú che dire.
      E immediatamente ripresi a modellare una conversazione piú confacente all'ingegno ed all'animo della signora, da che m'accorsi ch'io n'aveva mal conosciuto il carattere; ma, mentr'ella rivolgevasi a me, vidi che gli spiriti, i quali avevano animato la sua risposta, s'erano a un tratto smarriti: i muscoli rallentavansi; ed io contemplava di nuovo quell'aspetto di sventura derelitta che mi fece a bella prima tutto suo. Che passione a veder tanto brio mortificato dall'afflizione! Il mio cuore gemeva per lei di pietà. Or voi, anime assiderate, vorreste provarvi di ridere: ma io avrei potuto abbracciarla, e senza arrossirne, e riconfortarla, anche in mezzo alla via, sul mio petto.
      E in quello io temeva d'essermi tanto quanto provato di stringere un po' piú la sua mano, perch'io mi sentiva nella palma una sottilissima sensazione, non come se la signora volesse ritrarre la mano, ma che ci pensasse; ed io irremissibilmente la riperdeva, se l'istinto, piú che la ragione, non m'avesse guidato all'ultimo ripiego, in tali frangenti, di tenerla lentissimamente e quasi lí lí per lasciarla da me.


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Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l'Italia
Yorick (Lorenzo Sterne)
di
pagine 163

   





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