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      E accostandomi con la pupilla piú attenta, lo vidi macilente e febbricitante; da piú di trent'anni l'aure occidentale non rinfrescò mai le sue vene; non aveva veduto né sole né luna da piú di trent'anni; non voce d'amico, non di congiunto risuonò mai fra quelle ferriate; i suoi figli...
      Qui il mio cuore grondò sangue; e ritrassi gli occhi gemendo all'altra parte del quadro.
      Sedeva per terra nel fondo della sua carcere sopra un fascio di paglia, che gli era or letto ed or sedia: a capo al letto giaceva un piccolo calendario di stecchi intagliati, tutti degli amari giorni e delle amare notti perdute nella solitudine delle catene; e aveva tra le mani uno stecco, e con un chiodo ruggine v'intagliava un altro giorno di lacrime da aggiungervi al cumulo. Io gli ombrava quel po' di barlume che gli giungeva ond'ei girò l'occhio nudo di speranza alla porta, poi l'abbassò; crollò il capo, e continuò il suo lavoro d'afflizione. Si voltò col capo a riporre nella serie il suo stecco, ed io udii stridergli le catene tra' piedi; sospirò dalle viscere; vidi il ferro piantarglisi nell'anima; le lacrime m'inondavano gli occhi, né io poteva piú ormai sostenere l'immagine del carcerato dipinta dalla mia fantasia. Mi scossi dalla sedia; chiamai La Fleur.
      - Fammi allestire una remise(93) - gli diss'io - e ch'io l'abbia alla porta dell'hôtel per le nove di domattina. Me ne andrò a dirittura a monsieur le duc de Choiseul.
      La Fleur voleva mettermi a letto: io non voleva che quell'onesto ragazzo guardandomi piú da vicino, si procacciasse un crepacuore: gli dissi che mi sarei coricato da me, e lo mandai a dormire.


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Viaggio sentimentale di Yorick lungo la Francia e l'Italia
Yorick (Lorenzo Sterne)
di
pagine 163

   





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