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      Un solo sguardo gettato sul fanciullo e poi su lei, bastava per far conoscere ch’ella era sua madre.
      Aveva gli stessi occhi neri, nascosti sotto lunghe ciglia. Il color bruno della sua carnagione lasciò trapelare un lieve rossore sulle guance quando si accorse che quello straniero la fissava con uno sguardo di audace cupidigia e ammirazione non dissimulate. Gli abiti di lei erano della massima nettezza, e adattati in guisa da fare spiccare le sue bellissime forme.
      La mano piccolissima e il piede ben tornito, la nocca delicata, erano cose che non potevano sfuggire allo sguardo pronto di un mercante avvezzo a riconoscere, di un sol colpo d’occhio, i pregi e i difetti d’un capo di merce femminino.
      — Ebbene, Elisa?
      — Cerco Enrichetto. —
      Tosto il fanciullo saltellò verso lei, mostrandole l’uva che aveva raccolta nel lembo del suo vestitino.
      — Conducetelo altrove, — disse Shelby.
      Ella se ne andò subito, recandoselo in braccio.
      — Per la barba di Giove, — esclamò il mercante preso d’ammirazione — ecco un bel capo di merce! Quando vi piaccia, potrete far la vostra fortuna ad Orléans. Io ne ho in vita mia comprate delle migliaia, ma non ne ho mai veduta una sì bella!
      — Non voglio fare con essa la mia fortuna, — disse Shelby in tono asciutto.
      Poi, per cambiar discorso, sturò un’altra bottiglia e domandò al trafficante che pensasse di quel vino.
      — Eccellente! Di prima qualità! Suvvia, quanto volete vendere quella donna? Quanto ve ne ho da offrire?
      — Signor Haley, essa non è da vendere; mia moglie non la darebbe per tant’oro quanto pesa.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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