Pagina (25/624)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Entriamo ora nella capanna.
      Il pasto della, sera era già terminato alla casa, e la zia Cloe, che nella sua qualità di cuciniera in capo presiedette alla preparazione di quello, ha lasciato ai suoi subalterni l’incarico di lavar le stoviglie e rimetter la cucina in buon ordine, per venire ad apparecchiare la cena del suo uomo.
      Il rotondo e nero viso di lei è così liscio e brillante, che a gran fatica puoi far a meno di credere non sia stato pulito in quella guisa medesima che le sue cazzaruole. Sulla sua larga faccia sormontata da un turbante a vari colori brilla un contento, misto ad un certo che di amor proprio ben naturale nella cuoca più abile dei dintorni, quale la zia Cloe era per fama.
      E se lo meritava.
      Nel cortile non c’era pollo né anatra, né perfin gallinaccio che, vedendola apparire, non assumesse un aspetto grave e non si mettesse a meditare sulla sua fine, giacché vedendo il pollame ella non pensava che ad acconciarlo, schidionarlo, arrostirlo, ed il suo volto prendeva tale espressione, da riempire di terrore qualunque pollo un po’ riflessivo.
      Le sue torte, troppo variate per farne qui la nomenclatura, eran misteri sublimi agli occhi di artisti meno abili.
      Bisognava vederla allorché in un accesso d’onesta allegria e d’ingenua compiacenza ella, tutta gongolante, raccontava gli sterili sforzi di questa o di quella sua rivale per tentare di raggiungere la sua perfezione.
      L’arrivo di ospiti, la faccenda di pranzi di cerimonia, destavano tutte le potenze dell’anima sua, ed il più gradito spettacolo era per lei la vista dei mucchi di valigie e di sacchi da viaggio scaricati sotto la veranda, perché ciò le annunziava nuovi ospiti da trattare.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Cloe Cloe