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      — Benissimo! Ma io ricordo d’avervi inteso dire che Jenny è una cuoca piuttosto buona.
      — Davvero, — soggiunse la zia Cloe — ho potuto dir questo? Ma essa è una cuoca molto ordinaria. Jenny vi saprà fare cose dozzinali, buoni biscotti, buone focacce; ma la sua pasta sfoglia vai poco. Oh, la sfoglia di Jenny val poco, poco davvero! Ma passate un po’ alle cose fini; che può essa fare? Fa dei pasticci, diamine! Ma, la crosta? In che modo la sa formare? Vi farà essa una pasta sottile e morbida che si squagli sotto la lingua e solletichi ogni papilla del palato? Per esempio, quando io andai da miss Maria che si maritava, Jenny mi fece vedere i pasticci da nozze; che pasticci! Veramente io e Jenny siamo buone amiche, come sapete; io non ne ho mai detto male. Ma, credetemi, padroncino Giorgio, non avrei potuto chiudere occhio per un’intera settimana se avessi mandato al forno pasticci simili.
      — Jenny li credette bensì di fattura stupenda.
      — Certo che li credette! Almeno ella me li mostrò come tali!... Ma essa non sa neppur che siano le cose perfette! Che volete mai aspettarvi da Jenny? Del resto, non è colpa sua. Ah, padroncino Giorgio, voi non conoscete la metà dei vantaggi che avete d’essere educato nella vostra famiglia! —
      Qui la zia Cloe mandò un gran sospiro e volse con una certa commozione gli occhi altrove.
      — Vi assicuro, zia Cloe, — disse Giorgio — che io comprendo benissimo tutto il vantaggio dei miei pasticci e dei miei pudding; domandate un poco a Tom Lincoln se non gliene empio le orecchie tutte le volte che lo incontro.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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