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      Non parve che a questa minaccia sbigottissero gran fatto quei monelli, perché le grida e il dibattersi continuarono più di prima.
      — Si è mai veduto niente di simile di questi insolentacci? — gridava la zia Cloe con una segreta soddisfazione.
      Poi, tirando fuori per la punta un vecchio tovagliuolo riserbato a quest’uso, lavò e strofinò la faccia della sua negrettina tanto da farla luccicare, indi la posò sulle ginocchia di Tom, e mentre questi la sobbalzava pianamente, andò a riporre i residui della cena.
      — Non è bellina e graziosa? — disse Tom, mentre la bambina si divertiva a tirargli il naso e a graffiarlo: e postala a sedere sopra la sua larga spalla, si diè a ballare e sgambettare, mentre i due ragazzetti gli ballavano intorno strillando; e così continuarono tutti, finché furono stanchi.
      — Via! Spero che sarà finita, — disse la zia Cloe; e tirando fuori di sotto il letto una cassa che serviva di giaciglio ai figli, ingiunse loro di coricarsi. — ... Poiché — disse — avremo fra poco l’adunanza religiosa.
      — Ah, mamma, lasciateci assistere all’adunanza! E così bella un’adunanza! Ci piace tanto!
      — Suvvia, — disse Giorgio — rimandate il lettuccio al suo posto, e lasciateli in piedi. —
      E così dicendo diè una spinta decisiva al rozzo giaciglio.
      Salvate così le apparenze, fu ben lieta la zia Cloe di rimettere la cassa a posto.
      «Chi sa!» diceva fra sé. «Potrebbero anche profittarne.»
      Poi la famigliuola attese a disporre le cose per trasformar la capanna in sala di adunanza.
      — Dove prenderemo delle seggiole, adesso?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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