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      E mentre cantavano, alcuni ridevano, altri versavan lacrime di gioia; chi applaudiva, chi stringeva la mano al vicino in segno di simpatia e di contentezza; nel vederli si sarebbe creduto che avessero allora allora tragittato il Giordano.
      Tra un cantico e l’altro si udivano varie esortazioni e racconti di esempi religiosi. Una vecchia coi capelli canuti, inabile da lungo tempo al lavoro, ma tenuta in venerazione come un oracolo del passato, si alzò in piedi, e, appoggiata al suo bastone, disse:
      «Figliuoli, io godo nell’anima di avervi veduti e sentiti ancora una volta. Non so quando partirò per la gloria; ma ormai io me ne sto pronta, figliuoli; mi sembra di aspettare col mio fagottino in ispalla, col mio cappello in testa, la corriera che deve trasportarmi nella mia patria,. Talvolta di nottetempo mi pare di udir lo strepito delle ruote, e guardo semai comparisse. Fate dunque di esser preparati anche voi, perché ve lo dico io, figliuoli miei, — soggiunse battendo la terra col bastone — è bella, maravigliosamente bella la nostra patria. — E la buona vecchierella si pose a sedere, mezza soffocata dalla commozione, con le guance inondate di lacrime, mentre tutta quanta l’assemblea intonava il cantico:
     
      «O Canaan, o Canaan,
      Nostra, patria diletta,
      A te l’alma più s’affrettaQuanto è tardo e pigro il piè!»
     
      A richiesta generale, Giorgio lesse gli ultimi capi dell’Apocalisse, in mezzo alle esclamazioni dell’uditorio.
      — E possibile veramente? Suvvia, date ascolto! Chi l’avrebbe potuto immaginare?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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