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      — Infatti, Emilia, io ho sempre pensato e sentito come te sopra questo argomento. Ma i miei affari sono in tale stato, mia cara, che io mi trovo costretto di venire a questo. Sarò obbligato a vendere qualcuno de’miei servi.
      — A quell’individuo? È impossibile, amico mio! Tu non parli da senno.
      — Ahimè, sì, purtroppo: io ho fatto contratto per Tom!
      — Che? Tom! Quel buono, quell’eccellente servo? Colui che ci servì con tanta fedeltà fin dalla prima infanzia! Oh, amico mio, non gli avevi promesso di dargli la libertà? Non abbiamo parlato di ciò mille volte? Oh, adesso nulla più mi riesce strano, e credo che tu sia anche capace di vendere il piccolo Enrico, l’unico figlio della povera Elisa! — aggiunse ella con un accento di dolore misto a indignazione.
      — Ebbene, poiché bisogna che tu sappia tutto, sì, è vero, ho venduto Enrico e Tom. Tuttavia io non mi credo un mostro per aver fatto una volta quel che gli altri fanno tutti i giorni!
      — Ma perché scegliere questi due? Non ne avevi altri, se eri proprio costretto a vendere?
      — Perché? Perché essi valgono di più. Io posso vendere Elisa, se lo preferisci, poiché quell’individuo m’ha fatto magnifiche offerte per essa.
      — Sciagurato! — esclamò la signora Shelby.
      — Cara Emilia, io non ebbi un solo istante il pensiero di farlo, per tuo riguardo: e tu devi essermene grata.
      — Caro mio, — replicò con più calma la signora Shelby — perdonami; sono stata troppo violenta, lo vedo. Ma una tal notizia mi giunge così inaspettata! Concedi però che io interceda in favore di quegl’infelici!


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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