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      — In verità, Emilia, io sono dolentissimo di vederti pigliarla cosa in tal modo; rispetto i tuoi sentimenti e le tue massime, benché non sia in ciò interamente del tuo avviso. Ma, lo ripeto, io non posso farci più nulla. Non c’è mezzo termine: bisogna vendere quei due, o tutto il resto. Alcune cambiali sono cadute nelle mani di Haley, e se non pago subito sono rovinato. Ho preso a prestito, ho fatto denaro di ogni cosa superflua: ma il prezzo di questi due schiavi era indispensabile per compire la somma. Haley s’è incapricciato di questo fanciullo, e non ha voluto conchiudere senza averlo. Se la vendita di questi due schiavi ti reca tanto dolore, che cosa avresti detto se fosse stato necessario di vender tutto? —
      La signora Shelby restò come di pietra.
      Finalmente, sedutasi alla toilette, appoggiò la testa nelle mani e lasciò sfuggire dal petto un gemito doloroso.
      — Ecco la maledizione di Dio sulla, schiavitù. Maledizione per il padrone, maledizione per lo schiavo! Insensata! Io credevo che si potesse trarre bene da questo male senza, rimedio! È un delitto possedere schiavi sotto leggi quali sono le nostre! Credevo, a forza di cure, di bontà e d’istruzione, di rendere la condizione dei miei schiavi preferibile alla libertà!... Insensata, insensata,!
      — Ma, cara, tu divieni abolizionista assoluta?
      — Tale sono sempre stata; non ho mai considerato la schiavitù come cosa legittima. E mi è sempre incresciuto di possedere degli schiavi.
      — In ciò tu non sei d’accordo con molti uomini saggi e pii.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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