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      Espresse molto urbanamente ad Haley quanto l’avesse commossa quell’incidente, e lo pregò di rimanere a pranzo, accertandogli che si sarebbe incontanente messo in tavola.
      Tutto ben considerato, Haley con una certa mala grazia se ne tornò alla sala, mentre Samuele, volgendo gli occhi su lui con espressione ironica, menò le bestie nella stalla.
      — Ehm? Hai visto, Andy, hai visto? — disse Samuele appena furon giunti in luogo sicuro. — Dio buono! Io mi sono divertito come a un meeting a vederlo saltare, pestare e bestemmiare dietro a noi. «Strilla, bestemmia, vecchio mio,» dicevo tra me. «Acchiappa il tuo cavallo, se puoi, altrimenti aspetta che io te lo riconduca.» Che bella scena! Mi pare ancora di vederlo, Andy. —
      E ambedue appoggiati al muro del granaio, si tenevano il ventre dalle risa.
      — Che aria da infuriato aveva quando gli ho ricondotto il cavallo! Mi avrebbe mangiato vivo, se avesse potuto. E io che facevo il sempliciotto... vedevi?
      — Sì, davvero!
      — E la padrona, vedevi come rideva di soppiatto, alla finestra?
      — Io no, tanto ero trafelato.
      — Vedi, figliuolo mio, — disse Samuele gravemente strigliando il cavallo di Haley — io ho acquistato una certa abitudine di ciò che si potrebbe chiamare osservazione. E una cosa di gran rilievo, Andy, e ti esorto a coltivarla mentre sei giovane. Vedi, Andy? L’osservazione è quello che forma la differenza tra negro e bianco. Non mi ero già accorto da qual lato spirava il vento stamattina? Non ho indovinato il pensiero della padrona, senza che ella mi dicesse cosa alcuna?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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