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      — Povero piccino! Non è avvezzo a camminar molto, ed io invece l’ho fatto tanto sgambettare!... — disse Elisa.
      — Allora ha bisogno di un po’ di riposo, — suggerì la donna aprendo l’uscio di una cameruccia nella quale trovavasi un buon letto.
      Elisa portò il proprio figlio sopra il letto e tenne le piccole mani di lui entro le sue, fino a che si addormentò. In quanto a lei, il riposo non era possibile. Il pensiero d’essere inseguita la stimolava a fuggire.
      Consumandosi d’impazienza, ella guardò a lungo le acque lente e rigonfie che si stendevano tra lei e la libertà.
      Ed ora, prendendo breve commiato da essa, teniamo dietro alle mosse di coloro che la inseguono.
     
      La signora Shelby aveva promesso che il pranzo quanto prima sarebbe allestito: ma si poté vedere in questa occasione, come in molte altre si vede, che per concludere un mercato bisogna essere più d’uno. Cosicché, quantunque l’ordine fosse stato dato in tutta regola, e benché Haley con le sue proprie orecchie l’avesse udito e mezza dozzina almeno di giovani messaggeri lo avessero portato alla zia Cloe, questa dignitaria aveva preso un atteggiamento oltremodo stizzoso, e brontolando e crollando il capo proseguiva le sue operazioni con una lentezza ed una mala grazia veramente insolite.
      Ad ogni modo sembrava che tutti i servi della casa supponessero che la padrona non s’avrebbe poi tanto a male di quei ritardi; ed era una maraviglia il succedersi non interrotto di tristi casi che attraversavano il corso delle faccende.
      Uno sguattero ebbe a rovesciare la salsa, e bisognò mettersi a comporta di nuovo con la debita cura.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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