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      Il consiglio che posso darti è di recarti colà, — e indicava una bella e vasta casa che scorgeva a poca distanza dalla via principale del villaggio. — Cerca là un ricovero: quelli che vi stanno son brava gente. Non c’è pericolo di sorta, e ti daranno aiuto. Sono avvezzi a tali cose.
      — Dio vi benedica! — esclamò Elisa dal più profondo del cuore.
      — Non ci ho merito alcuno; — diss’egli — quel che ti ho fatto, è un bel nulla.
      — Oh, certamente, signore, a nessuno ne parlerete, voi!
      — Diamine, figliuola mia, por chi m’hai tu preso? No certo, non dirò sillaba. Su dunque, vai, bella e buona giovane; tu hai ben guadagnato la tua libertà, e l’avrai, te l’assicuro. —
      Elisa si strinse al petto il fanciullo, e ratta si allontanò.
      L’uomo stava fermo e la guardava.
      — Shelby forse potrà dire che questo ch’io faccio non è un atto molto amichevole. Ma che dovevo fare, io? S’egli trova una delle mie donne in una condizione simile, mi renda pan per focaccia! Io non potrò mai vedere una creatura che lotta e s’affanna per sottrarsi ai cani che la inseguono, e voltarmi contro a lei. E poi, non vedo perché dovrei dar la caccia ad un infelice per altrui vantaggio. —
      Così parlava quel misero pagano del Kentucky, che mai era stato istruito dei doveri costituzionali, e perciò agiva, senza avvedersene, da cristiano: il che avrebbe evitato se fosse stato più istruito in un altro ordine di idee.
      Haley erasi fermato spettatore attonito di quella scena, nella quale Elisa disparve dalla riva; poi, ad un tratto, rivolgendosi, fissò uno sguardo scrutatore sopra Samuele e Andy.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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