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      La signora Shelby sedeva taciturna, pallida per la commozione, mentre Samuele faceva il racconto.
      — Lodato Iddio che non è morta! — disse finalmente. — Ma dov’è ora la povera figliuola?
      — Il Signore la provvederà, — disse Samuele alzando piamente gli occhi. — Come io dicevo, dunque, c’è una Provvidenza, e c’è per certissimo, come c’insegnò la padrona, perché Dio trova sempre qualcuno per servir di strumento alla sua volontà. E invero, se io non mi fossi trovato colà, sarebbe stata presa non una volta, ma dieci. Non ho fatto fuggire stamani i cavalli, non li ho fatti correre fino all’ora del pranzo? E non ho procurato che il signor Haley facesse poi cinque buone miglia fuori di strada? Altrimenti egli avrebbe raggiunto Elisa non meno facilmente di quello che un cane scagliasi sopra un coniglio. Queste sono tutte arti della Provvidenza.
      — C’è una specie di tali arti della Provvidenza che tu faresti bene a risparmiare, mastro Samuele; — disse Shelby con quella severità richiesta dalle circostanze — io non consento che si usino tali modi con le persone che io tratto. —
      Ma né un negro né un fanciullo avrebbero creduto alla sua collera: entrambi capiscono istintivamente il vero senso delle cose, nonostante gli sforzi con cui si tenti simulare. Samuele non fu dunque molto sconcertato per quel rabbuffo, benché affettasse un’aria di grande umiltà e atteggiasse la bocca a contrizione.
      — Dice bene il padrone, dice benissimo: ho fatto male assai! Non c’è da ridir nulla, e per certo il padrone e la padrona non possono approvare tali azioni.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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