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      Egli rovinerebbe ogni cosa col far capolino d’improvviso da una finestra o da un uscio. Sarebbe per me una bella faccenda se si scoprisse che io davo asilo ad ambedue, proprio adesso... No, no. Conviene che partano stanotte.
      — Stanotte? Com’è possibile? E per dove?
      — Via, via, lasciami fare! — disse il senatore cominciando a rimettersi gli stivali con aria meditabonda.
      Ma poi, fermatesi con la gamba mezza infilata, si tenne il ginocchio con ambe le mani, e parve che si desse a gravi riflessioni.
      — È una brutta faccenda, ma brutta assai! — diss’egli finalmente, ricominciando a tirar su con sforzo lo stivale. — È un caso ben triste! —
      Infilatosi il primo stivale, il senatore, seduto con l’altro in mano, parve considerare attentamente il disegno del tappeto.
      — Bisogna fare a questo modo, benché... ma io vedo le cose... eh, alla malora! —
      E infilato l’altro stivale, andò verso la finestra.
      Ora, bisogna sapere che la piccola signora Bird era una donna prudente, una donna dalla cui bocca niuno aveva mai udito: «Non lo avevo detto, io?» e in questa occasione, quantunque bene e meglio sapesse qual forma le considerazioni di suo marito prendevano, essa prudentemente evitò d’immischiarvisi, e tutta quieta sulla sua poltrona si teneva pronta ad ascoltare le intenzioni del suo signore quando egli stimasse bene di manifestargliele.
      — Ecco! — egli disse. — C’è un mio antico cliente, Van Trompe, venuto dal Kentucky, il quale diede la libertà a tutti i suoi schiavi. Egli comprò una tenuta a sette miglia dalla cala, là in fondo ai boschi, dove niuno passa mai, quando non ci vada appositamente.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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