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      Quivi ella rimarrà al sicuro. Ma il male è che nessuno, eccetto me, potrebbe guidare colà stasera la carrozza.
      — E perché? Cugioe non è un ottimo cocchiere?
      — Sì, sì, ma ecco la difficoltà. Bisogna traversare due volte la cala, e la seconda volta si corre gran pericolo, se non si conosce il passo come lo conosco io, che vi sono passato cento volte a cavallo. Perciò vedi bene che non c’è modo di fare altrimenti. Bisogna che Cugioe verso la mezzanotte quieto quieto attacchi i cavalli, e io condurrò la povera donna. Per mascherare meglio la cosa, mi fermerò alla prossima osteria, dove cercherò della corriera quotidiana che va a Colombo e che giunge colà verso le tre o le quattro: cosicché potranno credere che io abbia preso il mio legno soltanto per quella gita. Sarò di buon mattino alle mie faccende. Ma temo di mettermi in un bell’imbroglio, dopo quanto è stato detto e fatto. Oh, insomma, sarà quel che sarà! Non posso uscirne in altro modo.
      — Il vostro cuore è migliore della vostra testa, John! — disse la moglie, ponendo sulla fronte di lui la sua candida e piccola mano. — Avrei potuto amarvi, se non vi avessi conosciuto meglio di quanto vi conosciate voi stesso? —
      E quella donnina appariva sì leggiadra, con le lacrime splendenti negli occhi, che il senatore tenne per fermo d’essere un grand’uomo per aver saputo ispirare a quell’amabile creatura sentimenti di ammirazione sì calda.
      Che poteva dunque fare se non andare gravemente a veder se la carrozza fosse in ordine?
      Giunto alla porta si soffermò, e tornando addietro disse con qualche titubanza:


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Cugioe Colombo John