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      La forza magica della presenza reale della sventura, gli sguardi supplichevoli, la mano tremante d’una creatura derelitta, l’invocazione disperata dell’agonia, eran cose che egli non aveva mai viste né udite.
      Mai gli era venuto in mente che un fuggitivo poteva essere una debole madre, un fanciullo senza difesa, come quello che ora portava le vesti ben conosciute del suo figlio estinto. E perciò, non essendo egli di marmo né di ferro, ma di cuor nobile e retto, si trovava in una condizione molto difficile per il suo zelo di patriotta.
      Del resto, se il nostro ottimo senatore trasgrediva la, legge, se con la pratica era in contradizione col suo voto, trovavasi bene in via di espiare il suo peccato con una notte di penitenza.
      Era in quei giorni caduta tanta pioggia, che il fertile terreno dell’Ohio ne rimaneva oltremodo inzuppato; eppure quella strada era, per così dire, una via ferrata del buon tempo antico!
      «Di grazia, che sorta di strada può essere questa?» dirà qualche viaggiatore dell’Est abituato a connettere alle parole via ferrata l’idea di un moto pari e spedito.
      Sappi dunque, o ingenuo amico orientale, che in queste infelici regioni dell’Ovest, in cui il fango è di un grado profondissimo, tutte le strade sono fatte di grossi tronchi d’alberi collocati gli uni accanto agli altri, e ricoperti, nella loro nativa rozzezza, di terra, di sabbione o d’altro. Quelli del paese le chiamano allegramente vie, e s’ingegnano di farvi scorrere i loro veicoli. La pioggia a poco a poco muove tutto ciò che ricuopre i tronchi, e disunisce questi qua e là, formando una varietà singolare di affondamenti e di melma.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Ohio Est Ovest