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      Così dicendo, John si passò le dita fra i capelli e diede in uno scroscio di risa.
      Spossata e abbattuta d’animo. Elisa si strascinò fino alla porta recandosi in braccio il fanciulletto profondamente addormentato. Il burbero John appressò il candeliere al viso di lei, e con un fremito di compassione aperse l’uscio d’una cameretta attigua alla cucina, dove allora si trovavano, e fece cenno alla giovane di entrarvi.
      Accese un altro candeliere, lo pose sulla tavola, indi, rivoltosi ad Elisa, le disse:
      — Ora ascoltate, figliuola mia: non dovete aver mai briciolo di paura, chiunque venga, io sono avvezzo a tal sorta di affari, — soggiunse, additandole due o tre carabine sospese al caminetto — e la maggior parte delle persone che mi conoscono, sanno bene che non farebbe loro gran pro il tentar di prendere alcunché in casa mia, quando ci son io. Dunque andatevene pure a letto, e state tranquilla come se la mamma vostra vi cullasse. —
      Indi uscì e chiuse la porta.
      — Questa donna è di una bellezza non comune, — disse al senatore. — Oh, sì, le belle giovani hanno tutta la ragione di cercare uno scampo, qualora provino taluno dei sentimenti che sono propri d’ogni donna onesta! —
      Il senatore gli narrò allora in poche parole la dolorosa storia d’Elisa.
      — Possibile!... Che sento mai!... — andava esclamando il brav’uomo con la più viva compassione. — Povera figliuola! Cacciata come un daino, costretta a fuggirsene perché nutre sentimenti umani, perché ha fatto ciò che niuna madre potrebbe astenersi dal fare!


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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