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      — Or bene, addio, caro Tom; fatevi animo!
      — Addio, padron Giorgio! — rispose Tom fissando su lui uno sguardo di tenerezza e di ammirazione. — Iddio onnipotente vi benedica! —
      Il figlio del signor Shelby si allontanò, e Tom guardava ancora da quel lato fino a che udì lo strepito dei cavallo, da lungi: estrema vista ed estremo suono della casa dov’erano i suoi affetti.
      Ma gli sembrava che il suo cuore fosse meno freddo e meno derelitto da che le mani del giovinetto gli avevano affidato il prezioso dollaro.
      Tom vi pose la sua mano sopra e se lo strinse fortemente al cuore.
      — Senti qua, Tom: — disse Haley, appressandosi alla carrozza e gettandovi dentro le manette — voglio cominciar bene con te, come fo sempre co’ miei negri. Ti dico una volta per sempre: se ti porti bene con me, io ti tratterò bene, perché sono tutt’altro che duro co’miei negri. Or dunque, credimi, pensa a darti pace e non mi far qualche brutto tiro. Del resto, io conosco le vostre gherminelle, ed il tentarle con me è come fare un buco nell’acqua. Se i miei negri stanno tranquilli né si provano a fuggire, sono contenti di me; se no, peggio per loro. —
      Tom accertò Haley che non aveva la minima intenzione di fuggire: ed infatti l’esortazione poteva sembrar superflua ad un uomo che aveva due grosse catene ai piedi!
      Ma Haley era avvezzo a cominciar le sue relazioni con ciascuno della sua mandra tenendogli un predicotto di questo genere, il che gli pareva abilmente calcolato per ispirar l’allegria e la fiducia e prevenire la necessità di ogni disgustosa scena.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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