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      Bisogna, inverno o estate, che tutte le finestre e gli usci siano spalancati per dare aria sufficiente ai suoi larghi polmoni. Con una incurante bonomia e senz’ombra di superbia egli da del forestiero a chiunque gli capita fra i piedi. Egli è finalmente il più franco, il più sincero, il più gioviale degli uomini.
      In questa adunanza di gente buona ed allegra s’introdusse il nostro viaggiatore. Era questi un uomo di una certa età, basso di statura, ben vestito, col volto gaio e rotondo; in tutta la persona aveva qualche cosa di simpatico e di originale. Egli sembrava molto preoccupato per la sua valigia e per il suo ombrello, che portò con le sue proprie mani, dopo avere pertinacemente resistito a tutte le offerte che i vari servi gli facevano di togliergli quell’impaccio.
      Volse intorno alla sala uno sguardo inquieto, e raccogliendosi con le sue robe nell’angolo più caldo, posò la valigia e l’ombrello sotto la sua sedia, si sedette, e si mise a guardare con una cert’aria di apprensione l’alto individuo, i cui stivali, pareva fossero gli alari del camino, e che spurgava a destra e a sinistra con tale energia, da inquietare un uomo di nervi delicati.
      — Dite un po’, forestiero, state bene? — domandò il signore di cui sopra abbiamo fatto la descrizione, lanciando vigorosamente, come saluto cortese, il sugo del tabacco masticato.
      — Non c’è male, — rispose l’ometto arretrandosi un poco, sconcertato dall’onore di cui era minacciato.
      — E che nuove abbiamo? — riprese il suo interlocutore, estraendo di tasca un rotoletto di tabacco ed un lungo coltello.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624