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      Il vecchio gentleman lesse questo avviso da cima a fondo con voce bassa, come se avesse voluto impararlo a memoria.
      L’uomo dalle lunghe gambe, di cui esponemmo le non troppo eleganti abitudini, si alzò anch’egli in piedi quant’era alto, e avvicinatesi all’avviso lo coperse d’una vera scarica di sugo di tabacco.
      — Ecco la mia opinione su ciò, — diss’egli con placidezza, e tornò a sedersi.
      — Ehi, ehi! Amico, che fate mai? — disse l’oste.
      — Farei lo stesso in viso all’autore di questo foglio, se egli fosse qui, — disse il lungo individuo, e tranquillamente ricominciò a tagliar del tabacco. — Chiunque possiede un giovane come questo, e non lo tratta meglio, è degno di perderlo. Tali avvisi sono una vergogna per il Kentucky. Ecco quello che io penso, se c’è qualcuno che ha voglia di saperlo.
      — Va bene; — disse l’oste registrando alcun che nel suo libro.
      — Io pure ho una buona frotta di negri, — soggiunse l’uomo alto, rinnovando l’assalto contro un alare del camino — e dico loro:
      «— Figliuoli miei, potete fuggircene e andar dove meglio vi aggrada; non abbiate paura ch’io vi corra dietro. —
      «Ecco il modo con cui io li tengo. Fate che sappiano d’esser liberi di fuggire in ogni tempo, e ciò ne toglie loro il desiderio. Inoltre, le loro lettere d’emancipazione sono fatte e registrate per il caso in cui la mia barca venisse a capovolgersi uno di questi giorni, ed essi ben lo sanno. Posso accertarvi, amico, che non c’è alcuno in queste parti i cui negri lavorino più dei miei. Venti volte li spedii a Cincinnati, con puledri che valevano più di cinquecento dollari; essi tornarono diritti come frecce, portandomi il denaro.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Kentucky Cincinnati