Pagina (158/624)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      — Eccoci da capo con questa mia patria! Signor Wilson, voi avete una patria: ma io, e tutti gl’infelici che al pari di me son nati da madre schiava, qual patria, abbiamo? Quali sono le leggi che stanno a favor nostro? Noi non le facciamo, non le ratifichiamo, nulla abbiamo da far con esse. Le vostre leggi ci opprimono, ci schiacciano, a null’altro son buone per noi. Non ho forse udito i vostri discorsi del quattro luglio, anniversario della vostra indipendenza? Non ci venivate dicendo ogni anno che il governo trae il suo giusto potere dal consenso dei governati? Credete che noi siamo incapaci di pensare, noi che ascoltiamo tali cose? Credete che non possiamo fare il confronto tra i vostri discorsi e i vostri atti per dedurne le conseguenze? —
      L’intelletto del signor Wilson era uno di quelli che possono veramente essere paragonati a una palla di cotone: molle, arrendevole, e d’idee per troppa bonarietà sconnesse e confuse. Egli commiserava di tutto cuore la sorte del giovane, ed aveva un’idea vaga ed oscura dei sentimenti che animavano lo schiavo ribelle; ma credeva che fosse dover suo di ricondurlo sulla retta via.
      — Giorgio mio, debbo dirvi che fareste meglio a bandir dalla vostra mente tali idee; esse sono molto pericolose e funeste in una condizione come la vostra; sì davvero! —
      Il signor Wilson sedette all’angolo del tavolino, e si pose a morsicchiare in modo convulso il pomo del suo ombrello.
      — Dite un po’, signor Wilson: — riprese a dire Giorgio accostandosi e sedendo con piglio risoluto di faccia a lui — guardatemi bene, non vi sembra che io sia in tutto un uomo simile a voi?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Wilson Wilson Wilson Wilson Giorgio