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      Guardate il mio viso, le mie mani, tutto il mio corpo: — e il giovane si drizzò alteramente sulla vita — non sono un uomo eguale ad ogni altro? Ascoltate, signor Wilson, ciò che posso narrarvi. Io avevo un padre, uno dei vostri gentlemen del Kentucky: non si degnò di provvedere a che dopo la sua morte io non fossi venduto co’ suoi cani e co’ suoi cavalli a pro dei suoi eredi. Io vidi mia madre posta all’incanto coi suoi sette figli. Essi furono venduti sotto i suoi occhi, ad uno ad uno, a vari padroni. Io ero il più giovane. Ella si prostrò dinanzi a un vecchio trafficante, e lo supplicò di comperarla con me affinché le restasse almeno uno dei suoi figli. Quegli la cacciò indietro dandole un calcio. Io vidi quell’atto nefando, e intesi i lamenti e le grida di lei per l’ultima volta, mentre mi legavano al collo del cavallo che doveva trasportarmi a casa del padrone.
      — Eppoi?
      Il mio padrone trafficò di nuovo con un altro mercante, e comprò la prima delle mie sorelle: era una devota e buona giovinetta, appartenente alla chiesa degli Anabattisti, e non meno bella che la mia povera madre. Aveva ricevuto un’educazione eccellente e acquistato una gran gentilezza di modi Fui dapprima beato per tale acquisto del mio padrone; avevo almeno presso di me una persona per amarmi; ma presto ebbi cagione di dolermene amaramente. Un giorno intesi, appostandomi all’uscio, le frustate che davano a mia sorella, e ciascuna delle quali mi pareva che cadesse a nudo sopra il mio cuore; e nulla io potevo fare per essa.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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