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      — Ebbene, sì: ma a condizione che io ve lo restituirò appena mi sia possibile, — rispose Giorgio, prendendo quei biglietti.
      — Ora, Giorgio, ditemi: quanto tempo intendete di viaggiare a questo modo? Non a lungo, spero. Il vostro tentativo riesce assai bene, ma è troppo audace. Ed il negro che avete con voi, chi è?
      — Un fedele compagno che fuggì al Canada più di un anno addietro. Quivi egli seppe che il suo padrone, montato in gran collera per la fuga di lui, fa crudelmente flagellare la sua povera madre. Egli è tornato per consolarla e cercare in qualche modo di trarla via.
      — La cosa gli è riuscita?
      — Non ancora. Egli è andato vagando intorno alla piantagione dov’è sua madre, ma finora non ha potuto cogliere il destro. Intanto m’accompagna fino all’Ohio per condurmi presso alcuni amici che lo aiutarono nella fuga; poi tornerà vicino ad essa.
      — C’è un gran pericolo, un grandissimo pericolo, — disse il vecchio.
      Giorgio balzò in piedi e sorrise sdegnosamente. Il vecchio gentleman lo guardò fisso con una specie di maraviglia.
      — Giorgio, — disse — qualche cosa di singolare è succeduto in voi. Mi sembrate un altr’uomo.
      È perché ora sono un uomo libero, — rispose fieramente Giorgio. — Certo, signore, non dirò mai più padrone a un altro uomo. Io son libero.
      — Badate bene, voi non siete al sicuro; potete esser ripreso...
      — Se ciò avvenisse, signor Wilson, tutti gli uomini sono liberi ed eguali nella tomba, — disse Giorgio.
      — Io resto attonito della vostra audacia, — riprese a dire Wilson. — Venir qua direttamente alla più prossima osteria!


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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