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      Pochi giorni dopo Haley s’imbarcava coi suoi acquisti a bordo di un piroscafo dell’Ohio.
      Era al principio del suo viaggio; a mano a mano che la nave procedeva nel corso, egli doveva raccogliere altri capi di merce che egli o i suoi agenti avevano acquistati in vari punti della riva.
      La Belle Rivière, uno dei più veloci e leggeri piroscafi che abbiano mai solcato le acque dell’Ohio, discendeva allegra la corrente, sotto un’atmosfera purissima; le strisce e le stelle della bandiera americana sventolavano alla sua prua. I ponti erano pieni zeppi d’una folla elegante dei due sessi; tutto era vita, movimento e allegria, tutto era festa, tranne la merce vivente di Haley, tranne quei poveri negri, i quali erano stati ammucchiati nella stiva vicino ad altri carichi di merce, e che parlavano tristemente ed a voce sommessa fra loro.
      — Ragazzi, — disse Haley, avvicinandosi ad essi — spero che siate contenti e di buon umore. Vediamo: giù quelle facce ingrugnate! Coraggio, giovanotti! Portatevi bene, e non avrete certo a lagnarvi di me. —
      I tapini cui era rivolto questo discorso risposero con l’invariabile: sì, padrone, che da secoli è la parola d’ordine della infelice loro razza; ma non per questo ebbero un’aria meno malinconica.
      Ciascuno di loro aveva i suoi piccoli pregiudizi: essi non potevano, per esempio, dimenticarsi le mogli, le madri, le sorelle ed i figli, ai quali avevano dato testé l’ultimo abbraccio; e quantunque colui che era la causa di così dolorosa separazione comandasse loro di esser lieti, la gioia non nasceva nei loro cuori troppo facilmente.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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