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      Quanto lo pagherai non importa; — gli sussurrò all’orecchio teneramente Evangelina, saltando sulla balla e gettando le braccia al collo di suo padre — so che hai molti denari... e poi mi piacerebbe tanto di averlo!
      — E che vuoi farne,Eva mia? Pensi di servirtene da fantoccio o da cavallo di legno?
      — Io voglio farlo contento.
      — È una ragione certamente originale. —
      Qui il mercante presentò l’attestato del signor Shelby al giovane, che lo prese con la punta delle dita e vi gettò uno sguardo indifferente.
      — È uno scritto da signore, — disse — e redatto a dovere. Ma io sono incerto, appunto per il suo ardore religioso, — soggiunse voltando gli occhi in modo espressivo. — Il paese ribocca di gente pia; i candidati alle elezioni son tutti religiosissimi; e le cose vengono fatte con tanta religione nello Stato e nella Chiesa, che ognuno si aspetta di esser gabbato ogni momento. Del resto, io non so qual credito abbia ora la religione sul mercato. Suvvia, ditemi, quanti dollari valutate la pietà del vostro negro?
      — Avete un bel celiare, — disse il mercante — ma alla fine io non parlo senza criterio. Bisogna distinguere, in fatto di religione; in alcuni, è ipocrisia; vi sono persone che frequentano le adunanze pie, e cantano e sermoneggiano. Ma costoro non sono nulla di buono, siano negri o bianchi! Quella però di cui vi parlo è d’un genere tutto diverso, e io la vidi più volte co’ miei occhi. Essa rende i negri miti, placidi, composti, e per nulla al mondo essi farebbero una cosa che loro sembri cattiva.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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