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      Circondata da servi i quali non pensavano ad altro che a sodisfare i menomi suoi capricci, mai le venne in mente che anch’essi avessero un cuore, e dei diritti alla sua benevolenza.
      Suo padre, di cui era unica figlia, non le ricusò mai cosa alcuna di quanto è umanamente possibile procurarsi; e quando Maria comparve nel mondo, bella, ricca, elegante, essa vide ben presto tutti gli uomini ai suoi piedi, e stimò Saint-Clare il più felice dei mortali per averla ottenuta in isposa.
      Sbaglia chi suppone che una donna senza cuore sia facile ad accomodarsi nel ricambio dell’affezione; anzi, è impossibile trovare, rispetto a ciò, creditore più implacabile d’una donna egoista; e quanto meno l’egoismo la rende meno degna d’amore, tanto maggiori sono le sue pretensioni e le sue gelosie.
      Cosicché quando Saint-Clare cessò d’esserle prodigo delle cure e dei riguardi di un amante, trovò la fiera sultana niente affatto disposta a cedere al suo schiavo: lacrime, querele, rimproveri, sguardi ora sdegnosi ora languenti, tutto Maria pose in opera al fine di riacquistare il suo impero su lui.
      Saint-Clare, animo affettuoso e indulgente, procurava di ammansire la collera di sua moglie ricoprendola di bei doni e lusingandone con dolci parole l’orgoglio; e quando Maria lo fece padre d’una graziosa bambina, qualche cosa che poteva parer tenerezza si risvegliò nel suo cuore.
      La madre di Agostino Saint-Clare era stata una donna di rara elevatezza d’animo, d’indole schietta, purissima, ed egli diede alla sua bambina il nome di lei, nella dolce speranza che la gentil nipotina fosse una fedele riproduzione della sua immagine.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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