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      L’amicizia che sentiva per lui Evangelina, l’istintiva gratitudine di quell’indole nobile e affettuosa l’avevano spinta a chiedere al padre di porla sotto le cure di Tom ogni volta che ella avesse bisogno della compagnia d’uno schiavo.
      Perciò era stato ordinato a Tom di lasciare ogni altra cura per accompagnare miss Eva nelle sue passeggiate a piedi o a cavallo; e i nostri lettori ben s’immagineranno quanto tali ordini fossero graditi a Tom. Egli fu vestito decentemente, poiché Saint-Clare era difficilissimo su questo punto. Il suo servizio alla scuderia non consisteva che in una quotidiana ispezione di quella, e nel dare ordini a uno staffiere.
      Maria Saint-Clare non avrebbe potuto soffrire che le si avvicinasse un uomo da cui esalasse un qualche odore di stalla; poiché, a suo dire, un solo alito di cattivo odore sarebbe stato sufficiente a darle la morte e por termine così, una volta per sempre, alle sue tribolazioni terrestri.
      Perciò Tom, ne’ suoi abiti di panno bene spazzolati, col suo lucido cappello di castoro, gli stivali lustri, il goletto ed i polsini bianchissimi, la sua grave, benevola e nera fisonomia, aveva un aspetto abbastanza rispettabile per farne un vescovo di Cartagine: onore che ebbero in altre età uomini del suo stesso colore.
      E poi egli abitava in una dimora bella e piacevole quant’altra mai, considerazione alla quale gli uomini della sua razza non sono mai indifferenti; ed egli godeva, con una soave e placida gioia, degli augelletti, delle fontane, dei fiori, della luce e dei leggiadri ornamenti del cortile.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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