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      Io sono uno di quelli che si dilettano a tirar sassi contro le case di vetro dei loro vicini, ma che non intendono di fabbricarne una, per tema che si faccia altrettanto con essi.
      — Sempre a questo modo: — disse Maria — non ne caverete mai altro. Egli trova sempre qualche scappatoia, e ciò perché, se non per poco amore alla religione?
      — Alla religione! — esclamò Saint-Clare con un accento che fece alzar la testa alle due donne. — Ma chiamate voi religione quella dottrina che sale o scende, si piega o si torce, secondo le fasi d’una società tutta mondana? È una religione quella che è meno scrupolosa, meno generosa, meno giusta e amorevole verso l’uomo, di quanto non lo sia io, benché irreligioso, mondano e cieco? No; quando io cerco la religione, guardo a qualche cosa che sia al disopra di me, non al disotto.
      — Dunque voi non credete che la Bibbia giustifichi la schiavitù? — domandò miss Ofelia.
      — La Bibbia era il libro prediletto di mia madre, — rispose Saint-Clare. — Ella ne seguì i precetti durante la vita e all’ora della morte; e mi dorrebbe altamente pensare che quel libro giustifichi la schiavitù. Mi riuscirebbe meno penoso se mi dicessero che mia madre beveva acquavite, masticava tabacco e bestemmiava per convincermi che io posso fare altrettanto. La mia opinione sopra questi difetti non si muterebbe per ciò, ma mi verrebbe tolto quel conforto ch’io provo nel rispettare la memoria di lei; ed è veramente cosa dolce in questo mondo aver qualche cosa da rispettare. Ciò ch’io voglio, insomma, — continuò egli ripigliando il suo fare gioviale — è che ogni cosa sia collocata al suo posto.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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