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      Ho raccomandato a Michele di andar in cerca d’aiuto e di tornare con la carretta; ma guadagneremo tempo andando loro incontro. Dio voglia che sopraggiunga presto. È ancora di buon mattino. Solo due miglia restano da percorrere di qui alla nostra destinazione, dove già saremmo se la strada non fosse tanto cattiva. —
      Dopo avere scavalcato la siepe, i fuggitivi scòrsero da lungi la loro carretta che tornava con l’accompagnamento di alcuni uomini a cavallo.
      — Evviva! Eccoli qua! Michele, Stephen e Amariah! — gridò allegramente Finea. — Ora siamo sicuri come se già fossimo arrivati.
      — Fermiamoci dunque, — pregò Elisa — e facciamo qualche cosa per quel pover’uomo. Egli manda dei lamenti che spezzano il cuore.
      — Adempiremo il dovere di cristiani soccorrendolo; — disse Giorgio — poniamolo nella carretta.
      — Perché vada a farsi medicare presso i quacqueri? — disse Finea. — Ottimamente. Vediamo in che stato è. —
      Ciò detto, egli, che quando faceva la vita da cacciatore aveva acquistato le nozioni più elementari della chirurgia, s’inginocchiò presso il ferito per esaminarne diligentemente la piaga.
      — Marks, — disse Tom Loker con voce fievole — sei tu, Marks?
      — No davvero, amico, — rispose Finea. — Marks si prende ben poco pensiero de’ fatti tuoi, e solamente si cura di salvar la sua pelle. Egli se l’è svignata già da un pezzo.
      — Credo che per me sia finita, — disse Tom Loker. — Oh, vile, maledetto cane! Mi lascia morir qua solo. La mia povera vecchia madre me l’aveva ben predetto che finirei così!


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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