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      — No, no, Adolfo, — disse Saint-Clare un giorno in cui Adolfo si doleva di aver perduto il suo potere di prima — lascia in pace Tom. Tu sai soltanto quello di cui c’è bisogno: ma Tom ne conosce il costo, e fa ottimamente i miei affari; e vedi, Adolfo, se qualcuno non vi mette riparo, un giorno o l’altro ci potremmo trovare al verde. —
      Investito così della piena fiducia di questo padrone spensierato, il quale riceveva il denaro senza guardarlo e dava, senza neppur contarli, i biglietti di banca, Tom avrebbe potuto assai facilmente ingannarlo; ma la sua inespugnabile schiettezza d’animo, associata ai principii cristiani, non solo impediva a Tom di soccombere alla tentazione, ma anzi gli scrupoli d’onestà raddoppiavano in ragione della illimitata fiducia che Saint-Clare aveva posta in lui.
      Con Adolfo il caso era stato ben differente. Sbadato, amante dei suoi comodi e lasciato in balìa di se medesimo da un padrone il quale preferiva di tollerare piuttosto che governare. Adolfo era giunto a tale, da confondere del tutto le nozioni del mio e del tuo riguardo al suo padrone ed a sé: cosa che era stata cagione talvolta di malumore allo stesso Saint-Clare. Il buon senso gli diceva ch’era ingiusto e pericoloso il trattare in tal modo i suoi servi, ed un certo rimorso, cagionato da questa negligenza, ma non forte quanto occorreva per fargli cambiar sistema, lo afferrava spesso.
      Sfortunatamente, a quel suo rimorso succedeva sempre una reazione verso l’indulgenza consueta, e Saint-Clare chiudeva gli occhi sulle più gravi colpe dei propri schiavi, perché confessava a se stesso che ove egli avesse usato dapprima maggior rigore, se ne sarebbero forse astenuti.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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