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      Mai sarà conosciuto, fino al giudizio finale, quanto abbiano sofferto nobili e sensibili anime come era la sua, sbalestrate, senza aiuto di sorta, in ciò che loro pareva un abisso d’ingiustizia e di crudeltà e che da nessun’altra delle persone con cui convivevano era stimato tale. In verità, per tali creature la vita dev’essere stata un lungo e immenso dolore in questa specie d’inferno che è il nostro mondo. Che altro rimaneva alla mia povera madre, se non inculcare nell’animo dei suoi figli i suoi medesimi sentimenti? Ma qualunque cosa si dica sull’efficacia della educazione, i fanciulli restano in sostanza, e di mano in mano ch’essi crescono, quali furono foggiati dalla natura. Alfredo era nato aristocratico; divenuto adulto, tutte le sue inclinazioni, tutti i suoi ragionamenti erano aristocratici, e tutte le esortazioni della nostra povera madre furono gettate al vento. Quanto a me, invece, esse mi si scolpirono nel profondo del cuore. Mia madre non contraddiceva mai formalmente alcuna delle idee di mio padre; mai, in apparenza, si trovava in opposizione con lui; ma seppe imprimere a caratteri di fuoco nell’anima mia un altissimo concetto della dignità e del valore che ha ogni creatura umana, quantunque infima nei gradi sociali. Io la contemplavo con solenne venerazione quando essa, mostrandomi il cielo stellato, mi diceva con voce commossa:
      «— Guarda, Agostino: il più misero, il più ignorante dei nostri poveri negri sussisterà quando tutti quei mondi saranno polvere; la loro anima è immortale come Iddio!


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Agostino Iddio