Pagina (344/624)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      — Oh, è la lettera di Tom! Io lo aiuto a scrivere. Non va bene, babbo?
      — Non voglio scoraggiare né l’uno, né l’altra: — rispose Saint-Clare — ma credo, Tom, che farai meglio a lasciarmi scrivere per te. Scriverò la tua lettera appena tornato dalla passeggiata.
      — È necessario che egli scriva, — replicò la fanciulla — perché la sua padrona vuol mandare il denaro occorrente per riscattarlo, capisci, babbo? Egli dice che glielo hanno promesso. —
      Saint-Clare pensò che probabilmente era una di quelle promesse che i padroni benevoli fanno ai loro schiavi per mitigar l’orrore della separazione, ma che non intendono di porre ad effetto. Ad ogni modo egli si astenne dal fare osservazioni, contentandosi di ordinare a Tom che allestisse i cavalli.
      La lettera di Tom fu scritta nella debita forma dal padrone la sera stessa, e mandata alla posta.
      Miss Ofelia perseverava indefessamente nel sistemare le faccende domestiche.
      Tutti i servi, da Dina ai negrotti, si accordavano nel dire che miss Ofelia era propriamente curiosa, epiteto che gli schiavi del Sud adoperano per indicare quei loro superiori che ad essi non piacciono.
      I primi poli domestici, vale a dire Adolfo, Giovanna e Rosa, erano d’accordo su questo punto, ch’essa non era una signora, che una vera signora non avrebbe lavorato com’essa faceva, che non aveva punto aria nobile, e che pareva impossibile che ella fosse stretta parente dei Saint-Clare.
      Maria stessa dichiarava che le era di gran fastidio vedere la cugina Ofelia ognora in faccende.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





Tom Saint-Clare Tom Tom Tom Ofelia Dina Ofelia Sud Adolfo Giovanna Rosa Saint-Clare Ofelia