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      Insomma, Topsy fece presto capire a tutti quelli di casa il vantaggio che avrebbero a lasciarla tranquilla, e l’ottenne facilmente.
      Topsy era vigorosa e destra in ogni sorta di lavori manuali, e tutto quello che le veniva insegnato in questo genere, lo imparava con ammirabile prestezza.
      Dopo alcune lezioni aveva imparato a rifare la camera di miss Ofelia con tal perfezione, che miss Ofelia stessa, così difficile a contentarsi su questo, non ci trovava nulla da ridire. Nessun ‘altra mano di donna riusciva a stendere più uniti i lenzuoli e le coperte d’un letto, a porre con maggior simmetria i guanciali, a spazzare e a rimettere una camera con miglior ordine di Topsy, quando ne aveva voglia; ma purtroppo ciò non le accadeva spesso.
      Se dopo tre o quattro giorni di paziente vigilanza miss Ofelia cominciava a sperare che Topsy avesse contratto finalmente le buone abitudini, ed ella potesse lasciarla sola, e se quindi si allontanava per attendere ad altre faccende, ecco che Topsy profittava dell’occasione per mettere d’improvviso sottosopra la camera e crearvi per una o due ore una confusione carnevalesca. Invece di rifare il letto, si divertiva a togliere le fodere ai guanciali e vi ficcava e dimenava la testa, incoronandosi di un grottesco diadema di piume; poi si arrampicava alle cortine del letto e vi faceva l’altalena; copriva tutta la camera di lenzuoli e coperte; prendeva il capezzale, lo vestiva con la camicia da notte di miss Ofelia, e si metteva a parlare e far la commedia con questo attore improvvisato; cantava, fischiava, faceva a se medesima mille smorfie dinanzi allo specchio; insomma, come diceva miss Ofelia, faceva il diavolo a quattro.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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