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      — Per carità, non molestarmi! Io so come si possono accomodare le cose; ma non è facile equilibrar gli affari, come sarebbe a Cloe tirar la pasta de’ suoi pasticci. Sono faccende, ripeto, di cui tu non puoi intenderti. —
      E il signor Shelby, non trovando altro mezzo per avvalorare la sua opinione, alzò la voce, modo di argomentazione convincentissimo per un marito che sta discutendo d’affari con sua moglie.
      La signora Shelby tacque e sospirò.
      Ma intelligente e energica com’era, con una forza di carattere ben superiore a quella di suo marito, la proposta da lei fatta di aiutare il marito a mettere in ordine i suoi affari non era in verità una presunzione.
      Le stava molto a cuore di mantenere la promessa fatta a Tom e alla zia Cloe, e si affannava nel veder crescere gli ostacoli contro l’attuazione del suo desiderio.
      — Non credi che si possa in alcun modo trovar denaro? Povera Cloe! Essa ha l’animo confitto in questo solo pensiero.
      — Me ne duole. Credo d’aver corso troppo nella mia promessa. Forse sarebbe meglio dirlo francamente alla zia Cloe affinché pieghi la fronte al proprio destino. Fra un anno o due Tom si unirà ad un’altra, ed anch’essa opererebbe saviamente pigliandosi un altro marito.
      — Che dici mai? Io ho insegnato ai miei servi che i loro matrimoni sono consacrati quanto i nostri, né potrei mai dare un tal consiglio a Cloe.
      — È una vera disgrazia che tu abbia insegnato loro una morale al disopra della loro condizione.
      — È la morale della Bibbia, lo sai!
      — Bene, bene, Emilia; non pretendo d’immischiarmi nelle tue opinioni religiose; solo mi pare che siano impraticabili per gente della loro condizione.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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