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      — Dio buono! Perché mai il padrone e la padrona si affannano per trovar denaro, mentre non profittano dei mezzi che hanno tra le mani? —
      E Cloe tornò a fare il suo risolino.
      — Non ti capisco, Cloe, — disse la signora Shelby, accorgendosi che Cloe non aveva perduto una sola parola del colloquio svoltosi poco prima tra lei e suo marito.
      — È che so io, padrona! — disse Cloe ridendo ancora. — Vi sono parecchi i quali danno a nolo i loro negri e ne cavano profitto. Non tengono tante bocche ghiotte in casa.
      — Ebbene, zia Cloe, chi proporreste di dare a nolo?
      — Io, nessuno! Dico solamente quello che ho saputo da Samuele: che cioè a Louisville c’è un pasticciere che avrebbe bisogno di un buon lavorante in fatto di pasticcerie, e che sarebbe disposto a dare quattro dollari la settimana,
      — Ebbene?
      — Ebbene, stavo pensando, signora, che sarebbe tempo di mettere Sully a far qualche cosa. Essa ha imparato finora sotto di me, e ne sa ormai quanto la maestra; e se la signora mi desse solamente il permesso di andare, contribuirei per certo a raccoglier denaro. Non temo già di porre le mie schiacciate e i miei pasticci al confronto di quelli di un fabbricante di confetture.
      — Vorresti dunque lasciare i tuoi figli?
      — Eh, signora! I maschi sono abbastanza grandicelli per lavorare il giorno: essi sono svelti e capaci; e Sully avrà cura della bimba. Questa è sì quieta, che non darà un gran da fare.
      — Louisville è piuttosto lontano di qui.
      — Oh, Dio buono, che importa? Non è forse all’ingiù del fiume, un poco più vicino al mio vecchierello?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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