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      Benché separato da tutto ciò che il suo cuore prediligeva, e spesso pensieroso per l’avvenire, egli non era del tutto infelice. La sensibilità del cuore umano è un’arpa la cui armonia non cessa assolutamente, se un colpo formidabile non ne spezza in un sol tempo tutte le corde. E quando volgiamo uno sguardo addietro ai tempi che furono per noi pieni d’angustia e di prove, ben possiamo ricordare che ciascuna ora portava seco distrazioni e sollievi, per modo che non fummo mai del tutto infelici.
      Tom aveva imparato che l’uomo può vivere contento in qualunque stato di cose. Questa dottrina, ch’egli aveva attinta dalla sacra Bibbia, gli pareva buona e ragionevole, e si accordava bene alla quieta e meditativa disposizione d’animo che aveva acquistata nella lettura di quel libro stesso.
      Come abbiamo detto, il giovinetto Giorgio aveva risposto alla lettera di Tom in un bel carattere rotondo e grande, in modo che si sarebbe potuto leggere da un capo all’altro della camera. Egli dava le varie notizie della famiglia, dai lettori nostri già conosciute: che la zia Cloe era andata al servizio da un pasticciere di Louisville dove per le sue cognizioni in pasticceria essa guadagnerebbe stupende somme di denaro le quali sarebbero poste insieme per formare poi la somma totale occorrente al suo riscatto; che Mosè e Pietro crescevano prosperosi, e infine che la bambina correva per tutta la casa sotto la custodia di Sully e della famiglia in generale.
      La capanna di Tom era chiusa provvisoriamente; ma Giorgio descriveva gli abbellimenti che vi si farebbero al ritorno di lui.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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