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      E Maria teneva in piedi tutta la notte Mammy, la sgridava, strepitava più del solito per effetto di questa nuova sventura.
      — Mia cara Maria, — le diceva Saint-Clare — non parlare a questo modo: non bisogna disperar subito, come fai tu.
      — Voi non avete il cuore d’una madre, Saint-Clare; voi non avete mai potuto comprendermi, e molto meno lo potreste in questo momento.
      — Ma non parlarle come se fosse un caso senza rimedio!
      — Io non posso parlare di ciò con la stessa vostra indifferenza, Saint-Clare! Se voi non siete commosso al vedere l’unica nostra figlia in pericolo, ebbene, io sì, io sono altamente commossa! Ah, è un colpo troppo crudele per me, dopo tutto quello che ho già sofferto!
      — E vero che la complessione d’Eva è delicatissima, purtroppo, — rispose Saint-Clare — ed io l’ho temuto sempre! Essa è cresciuta con tanta rapidità, che ne è ora rifinita; ma adesso vi si aggiungono l’estremo calore e lo strapazzo cagionatole dalla visita di suo cugino; e poi il medico accerta che non è ancora perduta ogni speranza.
      — Siete padrone, padronissimo di considerare le cose sotto questo aspetto! È una vera fortuna, una vera benedizione in questo mondo, il non esser troppo sensibili! Certo, se il mio cuore lo fosse meno, io non sarei tanto infelice! La mia grande sensibilità non mi frutta altro che affanni. Davvero io mi augurerei di somigliare a voialtri! —
      La povera Eva udiva spesso di questi discorsi; essa compiangeva i dolori della mamma, si affliggeva d’esser cagione d’un dolore sì vivo.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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