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      Tom la guardò con venerazione, e quando Evangelina uscì per correre da suo padre che la chiamava, egli si asciugò più volte le lacrime mentre la seguiva con gli occhi.
      — È impossibile trattenere miss Eva; — diss’egli a Mammy che incontrò un momento dopo — essa ha sulla fronte il suggello di Dio.
      — È vero, è vero, — disse Mammy alzando le mani — io l’ho sempre detto: essa non era destinata a stare a questo mondo! Ha un non so che di profondo negli occhi. —
      La fanciulla salì la scala della galleria per raggiungere suo padre.
      Gli ultimi raggi del sole la circondavano d’una specie di aureola, mentre s’avanzava vestita di bianco, con le ciocche bionde svolazzanti sulle spalle, il viso infiammato e gli occhi scintillanti per la febbre che la consumava internamente.
      Saint-Clare l’aveva chiamata per mostrarle una statuetta; ma al vederla egli provò una subitanea impressione di dolore. Vi è una sorta di bellezza così intensa, e nondimeno così fragile, che non possiamo tollerarne la vista.
      Suo padre se la strinse tra le braccia, e dimenticò quanto le voleva dire.
      — Eva, amor mio, ti senti meglio, ora, non è vero?
      — Babbo, — disse la fanciulla con una risoluzione subitanea — ho cose che volevo dirti da un pezzo, e le dirò ora, prima che io diventi più debole. —
      Saint-Clare tremò. Evangelina gli si pose sulle ginocchia ed appoggiò la testa al suo seno.
      — È ormai inutile ogni cura, babbo: è venuto il tempo in cui devo abbandonarti. Me ne andrò per non tornar mai più!...
      — Oh, cara piccina! — esclamò Saint-Clare con voce malferma, cui procurava però di dare un accento gioviale.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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