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      Io ci penso e ci ripenso, caro babbo; non vi sarebbe alcun mezzo di render liberi tutti gli schiavi?
      — Questa è una questione troppo difficile. Senza dubbio la schiavitù è una cosa pessima; molti lo credono, e lo credo io pure. Vorrei di tutto cuore che non vi fosse più neanche uno schiavo nel nostro paese; ma non so come si potrà pervenire a questo intento.
      — Babbo, tu sei tanto buono, generoso e pio, tu hai un sì bel modo di dir tante cose: non potresti tentare di persuadere tutti a un’opera santa? Quando io sarò morta, babbo, tu penserai a me, e lo farai per amor mio. Lo farei da me, se potessi.
      — Quando sarai morta? — esclamò Saint-Clare appassionatamente. — Oh, figlia, non parlarmi così! Tu sei l’unico bene che ho sopra la terra!
      — Anche il figliolino della povera Prue era l’unico bene che ella avesse sopra la terra, e nondimeno ella dovette sentirlo strillare senza potergli dare aiuto. Babbo mio, quelle povere creature amano i loro figli sì teneramente, come tu ami me. Deh, fa’ qualche cosa per loro! Anche la povera Mammy ama i suoi figli. Io l’ho vista piangere, parlandone. Tom anch’esso ama i suoi figliuoli. Non è orribile, babbo, che queste cose possano succedere?
      — Orsù, mia diletta Eva, — disse Saint-Clare col tono di voce più soave che gli fu possibile — non ti tormentare da te stessa; non mi parlar di morire, ed io farò tutto quello che tu vorrai!
      — E promettimi, caro babbo, che Tom sarà rimandato libero, allorché... — ella s’interruppe, e poi aggiunse con voce malsicura: — allorché io sarò andata.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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