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      — soggiunse ella gettando affettuosamente le braccia al collo della sua nutrice.
      — O miss Eva, come potrò vivere senza voi? — disse la fedele creatura. — Mi sembrerà che tutta la casa sia deserta. —
      E così dicendo, Mammy si dava alla disperazione.
      Miss Ofelia spinse dolcemente lei e Tom fuori dell’uscio. Essa credeva che tutti fossero usciti; ma, voltandosi, il suo sguardo incontrò Topsy che le stava ritta dinanzi.
      — Di dove esci? — le chiese vivamente.
      — Ero qui, — rispose la negretta, asciugandosi gli occhi. — Oh, miss Eva, io sono stata cattiva! Ma non darete anche a me una ciocca dei vostri capelli?
      — Sì, certo, povera Topsy; tieni, e ogni volta che la guarderai, pensa che io ti ho amata, e che ho cercato di renderti buona.
      — Oh, miss Eva, procurerò! Ma per me è così difficile il far bene! Non sono ancora riuscita a prenderne l’abitudine.
      — Dio ti aiuterà, Topsy. Sì, Egli ti aiuterà, perché gl’incresce molto di vederti cattiva! —
      Topsy se n’andò tutta afflitta, nascondendosi in seno la preziosa ciocca.
      Usciti che furono tutti, miss Ofelia chiuse la porta.
      L’esimia donna non aveva potuto trattener le lacrime durante quella commovente scena, ma era in grave pensiero per le conseguenze che potevano derivarne alla malata.
      Saint-Clare in tutto quel tempo era rimasto immobile e col volto nascosto tra le mani.
      — Babbo, — disse Evangelina con voce soave, ponendo una manina sulle mani di lui. Egli si scosse e rabbrividì, ma non rispose.
      — Caro babbo! — diss’ella.
      Saint-Clare balzò in piedi, e in preda a una viva agitazione esclamò:


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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