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      — Zio Tom, — gli disse miss Ofelia — che idea vi salta in capo di dormire per terra come un cane? Io vi credevo uomo d’ordine, al quale piacesse di coricarsi a letto da cristiano.
      — Sì, miss Felia; — rispose Tom con aria di mistero — ma ora...
      — Ebbene, ora che c’è?
      — Parliamo sottovoce. Il padrone non sarebbe contento di udirmi. Ma bisogna pure, miss Felia, che qualcuno vegli per aspettar lo sposo.
      — Che volete dire, Tom?
      — Sapete bene che è detto nella Sacra Scrittura: «A mezzanotte s’intese un grido: Ecco lo sposo che viene». Ora, miss Felia, io l’aspetto ogni notte, né potrei chiuder occhio se fossi tanto lontano da non sentirlo giungere.
      — Che cosa vi fa credere sì vicino l’istante?
      — Miss Eva me lo ha detto. Il Signore le mandò un suo messaggio celeste. Io voglio star pronto, miss Felia, perché quando la benedetta creatura salirà al Cielo, la porta sarà spalancata così ampiamente, che noi potremo gettare uno sguardo in quella gloria.
      — Zio Tom, miss Eva si è lamentata di sentirsi peggio, stasera?
      — No, ma stamani mi ha detto che l’ora si avvicina. Sono gli angeli, che lo rivelano all’anima sua. «È della tromba il suono, Che annunzia il santo dì,» — soggiunse egli citando il suo inno prediletto.
      Questo dialogo avveniva tra Tom e miss Ofelia dopo le dieci, una notte che, fatta la sua solita ispezione e andando a chiudersi nella propria camera, miss Ofelia lo trovò sdraiato sopra una stoia dinanzi all’uscio.
      — Cugina, — le disse Saint-Clare — ci riuscirà forse di salvarla. Essa certamente sta meglio.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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