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      A quest’apostrofe Maria si coperse il volto col fazzoletto e si pose a singhiozzare, usando della sua boccetta con gran veemenza.
      — Ho tutti contro! — esclamò essa. — Nessuno ha riguardo di me! Non mi sarei mai aspettata una cosa simile da voi! Venire a ridestarmi la memoria delle mie pene! Bella compassione avete di me! Ma nessuno ha riguardo delle mie tribolazioni! —
      E Maria singhiozzava tanto, da perderne il respiro; chiamava poi Mammy per aprir la finestra, perché le bagnasse la fronte con l’acqua canforata e le slacciasse la veste.
      Nella confusione generale che ne seguì, miss Ofelia si ritirò prudentemente nella sua camera. Essa capì che era inutile dire altro, poiché Maria aveva sempre a sua disposizione gli attacchi di nervi.
      Dopo quella scena, ogni volta che si faceva allusione alle intenzioni di suo marito o al desiderio di Evangelina a proposito degli schiavi, essa era pronta a ricominciarne altre simili.
      Miss Ofelia fece dunque per Tom la cosa migliore che potesse, e fu di scrivere alla signora Shelby esponendo gli affanni di lui ed eccitandola a dargli aiuto.
      Il giorno seguente, Tom, Adolfo e mezza dozzina d’altri, furono condotti al magazzino di schiavi per essere a disposizione del mercante che doveva comporne un assortimento per la vendita all’asta.
     
     
     
     
     
     
     
     
      XXX.
     
     
      IL MAGAZZINO DEGLI SCHIAVI.
     
     
     
     
      Un magazzino di schiavi!
      Forse il lettore si forma un concetto orribile di un tal luogo: vede con l’immaginazione qualche lurida e tenebrosa caverna somigliante al Tartaro degli antichi. Ma no, ingenuo amico mio!


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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