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      — Ah, ah, così va bene! Coraggio, figliuoli! — disse il signor Skeggs. — Su, su, sempre allegri! Oh, sei tu, Sambo! — soggiunse rivoltosi con tono di voce approvativo a un grosso negro che si esercitava in sconce grullerie destando le liete grida che Tom aveva udite entrando.
      Come ognuno può immaginarsi, Tom non era punto disposto a prender parte a quella ricreazione. Posta perciò la sua cassa più lontano che gli fu possibile dal rumoroso crocchio, egli vi sedette sopra ed appoggiò la fronte al muro.
      Coloro che fanno traffico di corpi umani si sforzano scrupolosamente di promuovere nei loro magazzini una gioia vivace, giudicandolo il miglior mezzo di far dimenticare agli schiavi la loro condizione. Dall’istante in cui il negro è venduto sul mercato del Nord fino al suo arrivo nel Sud, il suo possessore mette in opera ogni espediente per disciplinarlo in modo che diventi spensierato, duro e brutale. Quello che rifiuta di esser giulivo perché ripensa troppo alla moglie, ai figli, alla propria casa, è notato come riottoso e pericoloso, e va soggetto a tutti i crudeli trattamenti che un padrone inumano, sciolto dal freno d’ogni legge, può infliggergli. La vivacità, il brio, la gaiezza, in ispecie alla presenza dei visitatori, son cose che ad essi costantemente si comandano, ora con lo stimolo della speranza di ottenere un buon padrone, ora col timore dei castighi che loro si serbano se mai rimangono invenduti.
      — Che si fa costì? — disse Sambo venendo presso a Tom, dopo che il signor Skeggs fu uscito dalla camera.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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